L’effetto Dunning-Kruger e il marketing.
Cos’è?
E’ una distorsione cognitiva a causa della quale individui poco esperti in un campo tendono a sopravvalutare le proprie abilità valutandosi, a torto, esperti in quel campo. Come conseguenza, spesso gli incompetenti si dimostrano altamente supponenti. Tale distorsione viene attribuita alla incapacità metacognitiva, da parte di chi non è esperto in materia, di riconoscere i propri limiti. Il possesso di una reale competenza, al contrario, può produrre la distorsione inversa, con una minore percezione della propria competenza e una diminuzione della fiducia in se stessi. Gli psicologi David Dunning e Justin Kruger, della Cornell University, hanno tratto la conclusione che l’errore di valutazione dell’incompetente deriva da un giudizio errato sul proprio conto, mentre quello di chi è altamente competente deriva da un equivoco sul conto degli altri (fonte: wikipedia).
Chi opera nel marketing quante volte si ritrova ad avere a che fare con tale effetto o, al contrario, chi opera quanto ne è affetto a sua volta?
L’avvento dei social ha evidenziato tale problema in maniera ancora più marcata. Se prima il disturbo si manifestava all’interno di un bar e rimaneva circoscritto tra pochi intimi, oggi, nei social, le nuove piazze urbane, tale effetto risalta in maniera molto più marcata. Quindi ci si ritrova presto circondati da esperti in tutti i campi. Non c’è settore che si salvi.
Il gran numero di informazioni circolanti sul web e l’accesso ad esse, senza approfondimento, senza ricerca, ha ulteriormente diffuso l’idea che basta poco per diventare esperti in qualcosa e tale meccanismo aggiuntivo all’effetto DK crea veri e propri mostri.
Quali conseguenze sul marketing? E’ un fenomeno che appiattisce la conoscenza, genera confusione e scarsa capacità di logica e di confronto, per cui la comunicazione rischia di diventare banale e scontata alla mercè di meccanismi di marketing complessi che, usati male (o bene), possono portare alla manipolazione e alla persuasione negativa (o positiva a seconda della prospettiva).
Il social marketing e il social branding che pur potrebbero svolgere un ruolo importante, di innovazione, di motore, di cultura, essere propulsori di evoluzioni, rischiano di uscirne ridimensionati e depotenziati.
Se l’incompetenza diventa normale e di successo la cultura, la ricerca, la storia, tutto insomma rischia di regredire. Spazio allora ai pensieri e alle azioni più strampalate, alle teorie e alle pratiche più becere, ai dogmi, all’uno vale uno, alla democrazia illusoria, alla violenza. Anche nel marketing, i mercati si restringono, i valori si perdono, i messaggi rischiano di tornare unidirezionali, i prodotti tendono a standardizzarsi o ad essere fintamente personalizzati.
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